"Intervista con Salvatore Metrangolo, autore di “I lavoratori sono i nostri finanziatori I bilanci della Federazione Comunista Padovana dal dopoguerra allo scioglimento del PCI (1948-1989)”"
"Intervista con Flavio Rodeghiero, autore di“Il cielo non è blu”"
Parliamo con Sibyl von der Schulenburg, fondatrice dell’associazione Artisti Dentro onlus, che promuove da anni l’omonimo premio rivolto ai carcerati, poi pubblicato. L’ultima uscita è “In galera con il Covid20” (https://ilprato.com/libro/in-galera-con-il-covid20/) .
Intervista a cura di Marta Molinari
L’obiettivo era l’applicazione dell’articolo 27 della nostra Costituzione, ossia il diritto del detenuto alla rieducazione, termine orribile ma il concetto è semplice: recuperare le pecore nere perché l’intero gregge possa continuare a progredire.
Per far ciò dobbiamo intervenire più sulla popolazione libera che su quella carceraria, togliere le carceri da quella zona negletta in cui i “giusti” le collocano e lo facciamo attraverso le voci dei carcerati, creando un ponte tra il dentro e il fuori. Per questo pubblichiamo l’antologia annuale, partecipiamo a convegni e ne parliamo il più possibile.
Oltre a ciò, il concorso ci permette di raggiungere potenzialmente ogni detenuto, che sia nel carcere modello di Bollate piuttosto che in quello di massima sicurezza di Parma: dove arriva il servizio postale –tutelato dalla legge italiana– arriviamo anche noi. È così che tra i nostri partecipanti troviamo detenuti sottoposti al regime 41bis come anche i detenuti in attesa di giudizio, sezioni maschili e femminili.
I nostri concorsi (www.artistidentro.com) a premi sono essenzialmente tre, nei campi della scrittura, dell’arte culinaria e dell’arte visiva. Del primo abbiamo già detto; alle classiche sezioni di narrativa e poesia abbiamo aggiunto il testo rap, nato per i ragazzi ma che ha riscontrato un certo successo anche presso detenuti più anziani. In occasione dell’Expo2015 abbiamo aggiunto Cuochi Dentro, un concorso a cui si partecipa con ricette culinaria replicabili nelle celle poiché nelle carceri italiane si cucina. L’amministrazione penitenziaria serve il vitto su un carrello che gira nella sezione e lascia il cibo nelle celle ma, a salvo eccezioni, pare che sia poco appetibile. È così che i detenuti, che hanno diritto di tenere un fornelletto da campeggio –ufficialmente per scaldare le vivande che dal carrello arrivano fredde– s’ingegnano a cucinare con i pochi mezzi che hanno, creando talvolta piatti prelibati se non raffinati.
Il nostro terzo concorso è nato soprattutto nella convinzione di dover dare a tutti una possibilità di esprimersi, anche ad analfabeti e non italofoni, ed è così che si è scelta la pittura come linguaggio universale. Volendo restare nel campo della partecipazione per corrispondenza, abbiamo attivato un concorso di mail-art imperniato su cartoline decorate dai detenuti e poi spedite via posta, non imbustate.
I casi di Covid nelle carceri italiane sono poco noti alla popolazione libera, ma lì dentro ci si sente davvero come topi in trappola e servono nervi saldi, anche da parte dei dipendenti dell’amministrazione penitenziaria, per disinnescare il panico che minaccia di esplodere ogni momento.