"Numero 13 ABSTRACT"
"Numero 11 ABSTRACT"
FILO FORME anno 5 n. 12
Presentazione
Anna Maria Morassutti
Ho ritenuto molto positivo spendere le pagine di questo numero per sottolineare l’importanza di una corretta prevenzione del degrado dei tessili. Il tessile infatti non è solo tra le opere più fragili, ma è anche tra le più complesse e variabili sia nella struttura che nell’aspetto: arazzi, tessuti, tappezzerie, arredi delle dimore storiche, costumi, tappeti…
Sempre più il restauro dovrebbe interpretarsi come evento eccezionale e non come rimedio alla mancata osservanza delle misure di prevenzione.
Che si progetti una mostra temporanea, un allestimento di lunga durata o un contenitore per il trasporto, ha fondamentale importanza una adeguata conoscenza delle esigenze di conservazione di questa sensibile tipologia di oggetti.
Il percorso che propongo coglie visuali differenti. Le esperienze dirette di chi ha allestito, curato e studiato decine di mostre sui tessili sia in Italia che all’estero. L’approccio scientifico di chi da anni segue e valuta progetti sul microclima per la conservazione delle opere d’arte. La professionalità di chi, dopo aver partecipato al restauro e studiato l’opera, la ricolloca nel suo ambiente.
Prorogare l’esistenza di questi meravigliosi oggetti sta dunque alla nostra attenzione perché nulla è più triste che vederli appassire nel volgere di poche ore.
Esporre i tessili: osservazioni generali e personali
Doretta Davanzo Poli (pag. 3)
I tessili storici (stoffe, indumenti, accessori, merletti,ricami ecc.), costituiti di fibre organiche, (talora polimaterici) sono estremamente fragili e deteriorabili. La loro, sempre problematica, esposizione al pubblico non deve trasformarsi in avventata fruizione, ma in preziosa occasione di studio, revisione, manutenzione, restauro. Tali materiali dunque, manipolati con cura, competenza e consapevolezza della loro fragile preziosità, andranno sistemati in ambienti sani, climatizzati, entro vetrine o teche, al riparo da polvere e illuminazione sbagliata o eccessiva e da tutto ciò che possa influire negativamente sulla loro conservazione. Pur salvaguardando il loro valore storico-artistico, che deve essere opportunamente evidenziato e sottolineato con didascalie e “spieghe” essenziali ma scientificamente informative, è possibile con un allestimento rispettoso, misuratamente scenografico, dar loro nuova vita, renderli “attuali”, suscitando così grande interesse di pubblico.
Arazzi e microclima: quali gli elementi critici da tenere in considerazione?
Adriana Bernardi, Silvia Giorni (pag. 7)
Questa breve trattazione vuole fornire al lettore le cognizioni di base su che cosa significa creare le migliori condizioni microclimatiche per la conservazione degli arazzi.
L’arazzo è costituito principalmente da lana, talvolta con inserti in seta e metalli, tinta con coloranti naturali: mentre la struttura resiste meglio ai principali fattori di degrado, le tinture sono facilmente degradate, in particolare dall’umidità, da sostanze chimiche, dal calore e dalla luce.
Ciascuno di questi fattori deve essere dunque monitorato e controllato in modo da rallentare il più possibile il naturale processo di degrado dell’opera. Parlare di microclima idoneo non significa stabilire solo qual è il miglior range di temperatura e umidità, ma piuttosto prendere in considerazione allo stesso tempo una serie di fattori determinanti il microclima stesso e le sue variazioni o strettamente legati in maniera diretta e indiretta ad esso. Questo fine all’apparenza piuttosto semplice risulta invece estremamente complesso e pieno di compromessi indispensabili a un equilibrio tra diverse esigenze e finalità.
Un arazzo araldico fiammingo nella collezione Acton di Villa La Pietra a Firenze
Barbara Ciani (pag. 12)
Il restauro dell’arazzo araldico raffigurante Stemma con armi di un casato ispanico sorretto dalla Giustizia e dalla Fortezza, e la sua ricollocazione nelle stanze di Villa La Pietra, permette di fare alcune considerazioni sull’allestimento e sulla conservazione di una collezione d’arte, la collezione Acton, in una dimora storica fiorentina aperta al pubblico.
L’arazzo, recante nello stemma le armi di un casato della regione di Navarra, Alava, a nord di Burgos, può essere attribuito a una manifattura fiamminga della prima metà del XVII secolo. È la sua bordura ad inquadramento architettonico che ci permette di inserirlo in quella tendenza di gusto che si diffuse nelle botteghe fiamminghe in genere a partire dal secondo quarto del XVII secolo. Affinità stilistiche particolarmente evidenti sono riscontrabili con l’arazzo raffigurante La Giustizia insegue Cupido, tessuto a Bruxelles intorno al 1630 da Jan Raes III, su cartoni del pittore Antoon Sallaert.