Venezia ebraica

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Questa miscellanea, che comprende otto scritti di Adolfo Ottolenghi (1885-1944) risalenti ai primi anni Trenta del secolo scorso, vuole essere un omaggio al rabbino veneziano e, al contempo, alla vivace e ricca storia, tradizione e cultura ebraica della città lagunare.

Gli argomenti studiati da Ottolenghi in biblioteche cittadine e archivi comunitari – che spaziano dal governo democratico di Venezia, all’emancipazione civile degli ebrei, dalle sinagoghe agli antichi monumenti sepolcrali, al ghetto ecc. – emanano ancora oggi un fascino particolare. È per questo che si è ritenuto opportuno ristamparli affinché possano raggiungere ancora una volta il lettore curioso delle vicende degli ebrei veneziani, e non solo.

Il pensiero e i valori di Ottolenghi, insieme alle interessanti notizie storiche, corredate da alcune immagini levigate dallo scorrere del tempo, rendono questi scritti preziosi e insuperabili.

La pubblicazione è a cura della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica CDEC di Milano.

 

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Adolfo Ottolenghi nasce a Livorno nel 1885 da Abramo e Amalia Ventura. Nel 1907 consegue il titolo di rabbino presso il Collegio Rabbinico di quella città e, contemporaneamente, la laurea in Giurisprudenza all’Università di Pisa. Nel 1911 si reca a Venezia dove viene nominato vice rabbino. Dal 1919 diventa rabbino maggiore della medesima Comunità. Uomo di dialogo e di cultura è impegnato, oltre che al culto e nell’educazione dei giovani, nello studio della storia degli ebrei di Venezia alternando l’interesse per la partecipazione degli ebrei veneziani al Risorgimento a quello per figure come il rabbino del XVII secolo Leon da Modena. Adolfo Ottolenghi viene arrestato nell’agosto del 1944, trasferito nel campo della Risiera di San Sabba a Trieste e poi deportato ad Auschwitz dove muore il medesimo anno.