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Scoprire e conoscere il supporto scrittorio più utilizzato nell’antichità: il papiro. Ce lo racconta Paola Boffula Alimeni nel suo libro “Il restauro del papiro” (https://ilprato.com/libro/il-restauro-del-papiro/) .
Intervista all’Autrice a cura di Marta Molinari
Quando penso a un papiro mi piace definirlo il nonno del libro o il trisavolo di Kindle. Ovviamente le tavolette cuneiformi sono più antiche ma ciò che li differenzia è proprio il tipo di supporto: il papiro è una bellissima pianta che sin dall’antichità è stata utilizzata in tutte le sue parti e per svariati scopi. Il suo punto di forza è stata la sua capacità di adattamento e di sopravvivere per secoli sotto forma ‘libraria’, permettendoci di scoprire testi di autori, gestioni burocratiche, archivi familiari o scambi epistolari di semplici persone che altrimenti sarebbero andati perduti. Ogni papiro ci svela un Egitto inaspettato, con i segreti di un popolo così lontano ma per molti aspetti simile a noi. Un popolo con le stesse ambizioni, gli stessi desideri e gli stessi problemi che sono possibili ravvisare nella nostra civiltà odierna.
Sicuramente la parte più difficile è rappresentata dallo spianamento e dalla pulitura a secco del papiro; questo perché, contrariamente agli altri supporti cartacei e pergamenacei, nel papiro basta un movimento poco calibrato per perdere parte del supporto in maniera definitiva. Il danno sarebbe gravissimo dal momento che le parti mancanti non possono essere risarcite o ricostruite. Ciò che mi rende invece davvero felice non è la fase del restauro ultimato, bensì, è proprio il momento iniziale: quello in cui inizio a effettuare l’esame autoptico, cercando poi tutte le informazioni pregresse riguardanti il papiro, soprattutto l’origine e la provenienza, che non sempre coincidono. Non bado alla forma o al contenuto; anche il più piccolo dei frustoli ha per me la stessa importanza di un papiro di dimensioni più grandi.
Mi sono chiesta più volte quanto fosse importante restaurare un libro, una pergamena o un papiro dal momento che, fortunatamente, oggi si tende a digitalizzare, qualora sia previsto o possibile, i manufatti più importanti appartenenti a un ente (biblioteca, archivio, collezioni museali); per quanto ci rifletti la risposta sarà sempre la stessa: nulla può sostituire il piacere di ‘toccare con mano’ il supporto, di odorare antichi materiali, di osservare le crettature dei pigmenti e degli inchiostri, di scoprire le filigrane in controluce e la lista potrebbe continuare.
Sono sensazioni uniche che il digitale non consente di provare. Un po’ come avere la foto del Colosseo ma non poterci entrare …
Questo libro è un unicum: infatti, ad oggi, non è mai stato scritto, né in Italia tantomeno all’estero, un manuale sul restauro del supporto papiraceo. Non solo, nel volume si troveranno anche dei capitoli legati alla storia e alla nascita della Papirologia in Italia e alla terminologia prettamente papirologica, in modo da consentire un dialogo immediato sia con il papirologo che con il filologo che curano la traduzione dei papiri.