Intervista con Paola Boffula Alimeni, autrice di“Il restauro del papiro”

Condividi

Leggi il prossimo articolo:

"Intervista con Flavio Rodeghiero, autore di“Il cielo non è blu”"

Leggi l'articolo precedente:

"Intervista con Mario Squizzato, autore di “Sessant’anni fa… Solo una scommessa”"

La restauratrice Paola Boffula Alimeni

In IntervisteNews

Scoprire e conoscere il supporto scrittorio più utilizzato nell’antichità: il papiro. Ce lo racconta Paola Boffula Alimeni nel suo libro “Il restauro del papiro” (https://ilprato.com/libro/il-restauro-del-papiro/) .

Restauro del papiro

Intervista all’Autrice a cura di Marta Molinari

  • Quando si parla di papiro quali sono i punti chiave per definirlo?

Quando penso a un papiro mi piace definirlo il nonno del libro o il trisavolo di Kindle. Ovviamente le tavolette cuneiformi sono più antiche ma ciò che li differenzia è proprio il tipo di supporto: il papiro è una bellissima pianta che sin dall’antichità è stata utilizzata in tutte le sue parti e per svariati scopi. Il suo punto di forza è stata la sua capacità di adattamento e di sopravvivere per secoli sotto forma ‘libraria’, permettendoci di scoprire testi di autori, gestioni burocratiche, archivi familiari o scambi epistolari di semplici persone che altrimenti sarebbero andati perduti. Ogni papiro ci svela un Egitto inaspettato, con i segreti di un popolo così lontano ma per molti aspetti simile a noi. Un popolo con le stesse ambizioni, gli stessi desideri e gli stessi problemi che sono possibili ravvisare nella nostra civiltà odierna.

  • Quale parte del restauro risulta più difficile? Quale fase rende più felice?

Sicuramente la parte più difficile è rappresentata dallo spianamento e dalla pulitura a secco del papiro; questo perché, contrariamente agli altri supporti cartacei e pergamenacei, nel papiro basta un movimento poco calibrato per perdere parte del supporto in maniera definitiva. Il danno sarebbe gravissimo dal momento che le parti mancanti non possono essere risarcite o ricostruite. Ciò che mi rende invece davvero felice non è la fase del restauro ultimato, bensì, è proprio il momento iniziale: quello in cui inizio a effettuare l’esame autoptico, cercando poi tutte le informazioni pregresse riguardanti il papiro, soprattutto l’origine e la provenienza, che non sempre coincidono. Non bado alla forma o al contenuto; anche il più piccolo dei frustoli ha per me la stessa importanza di un papiro di dimensioni più grandi.

  • Cosa significa restaurare un bene librario in un’epoca dominata dai supporti digitali?

Mi sono chiesta più volte quanto fosse importante restaurare un libro, una pergamena o un papiro dal momento che, fortunatamente, oggi si tende a digitalizzare, qualora sia previsto o possibile, i manufatti più importanti appartenenti a un ente (biblioteca, archivio, collezioni museali); per quanto ci rifletti la risposta sarà sempre la stessa: nulla può sostituire il piacere di ‘toccare con mano’ il supporto, di odorare antichi materiali, di osservare le crettature dei pigmenti e degli inchiostri, di scoprire le filigrane in controluce e la lista potrebbe continuare.

Sono sensazioni uniche che il digitale non consente di provare. Un po’ come avere la foto del Colosseo ma non poterci entrare …

  • Nel panorama editoriale odierno cosa rappresenta un libro sul restauro del papiro?

Questo libro è un unicum: infatti, ad oggi, non è mai stato scritto, né in Italia tantomeno all’estero, un manuale sul restauro del supporto papiraceo. Non solo, nel volume si troveranno anche dei capitoli legati alla storia e alla nascita della Papirologia in Italia e alla terminologia prettamente papirologica, in modo da consentire un dialogo immediato sia con il papirologo che con il filologo che curano la traduzione dei papiri.

Tags: