Numero 03 ABSTRACT

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In Filoforme - Abstract ITA

FILO FORME anno 2 n. 3

 

Presentazione

Questo numero di filo forme dedicato alla storia degli arazzi ha il piacere di poter contare sugli interventi di Nello Forti Grazzini e Pascal François Bertrand e sulla presentazione del catalogo della collezione di arazzi del Rijksmuseum di Amsterdam a cura di Ebeltije Hartkamp Jonxis ed Hillie Smit, di prossima pubblicazione, e della grande mostra Tapestry in the Renaissance: Art and Magnificence, curata da Thomas Campbell, dal 12 marzo di quest’anno al Metropolitan Museum di New York.
Nel delineare gli obbiettivi della rivista era già stata sottolineata l’intenzione di ospitare contributi di giovani ricercatori e rappresentare un ampliamento delle possibilità di far conoscere ed apprezzare i risultati dei loro studi. In questo numero Patricia Lurati presenta gli arazzi del museo svizzero Alexis Forel.
È un tentativo di contribuire a colmare uno spazio rimasto fino ad ora abbastanza scoperto, dando maggior rilievo a studi ed avvenimenti che in altri contesti rischiano di non poter essere accolti o non avere sufficiente visibilità.
L’agile taglio della rivista si presta preferibilmente a scritti che abbiano la dimensione del saggio breve, dedicati ad argomenti e opere la cui trattazione possa esaurirsi in uno spazio relativamente limitato, oppure alla presentazione di avvenimenti e pubblicazioni di particolare rilevanza per questo campo di studi.
Vuole essere uno spazio aperto al contributo e dibattito degli studiosi e dei lettori e alle loro proposte, da cui potrà dipendere l’impostazione stessa dei prossimi numeri, compresa la possibilità di dedicarli talvolta a temi monografici legati a grandi eventi o a ricerche specifiche di un gruppo di studiosi del settore.
Anche se non si esclude la possibilità di uscite più frequenti, l’attuale periodicità quadrimestrale di filo forme fa sì che il prossimo numero dedicato alla storia degli arazzi non dovrebbe apparire prima di un anno e mezzo, tempo che si spera sarà sufficiente per poter proporre una serie di articoli altrettanto vari ed interessanti.

Lucia Meoni

 

Apollo, Debora e le api Barberini
Pascal François Bertrand (pag. 3)

Gli arazzi della manifattura Barberini celebrano le figure del cardinal Francesco Barberini, suo fondatore, e dei membri della sua famiglia, in particolare quella dello zio, papa Urbano VIII. Una delle serie, conosciuta come Storia d’Apollo o anche come Metamorfosi d’Ovidio, non ha ricevuto fino ad ora l’attenzione che merita. Soprattutto il suo significato non è stato spiegato, trattandosi di un’allegoria nascosta del Papa-poeta. Questa rappresentazione del piacere erudito si rivela anche in una serie di tele d’oro, solo parzialmente note da alcune repliche, che hanno come soggetto le gesta della profetessa Debora (1644-1669), il cui nome in ebraico significa ape, emblema araldico dei Barberini.

Un arazzo milanese ritrovato
Nello Forti Grazzini (pag. 8)

Dal mercato antiquario riemerge uno dei più antichi arazzi italiani sopravvissuti e il primo esemplare noto di una tipologia, quella delle opere che imitano quadri, che sarà frequente per lo più nel XVII e XVIII secolo. Raffigurante la Madonna col Bambino e San Giovannino, aveva una destinazione devozionale, probabilmente utilizzato come pala d’altare o forse come stendardo processionale. Tessuto a Milano verso il 1515-1520; il cartonista è da individuare tra gli artisti milanesi influenzati dall’opera di Leonardo, attivi all’inizio del XVI secolo, in particolare nella cerchia di Bernardo Zenale; forse tessuto nella manifattura di Benedetto da Milano, nella quale sono stati tessuti i Mesi di Bramantino. Le condizioni precarie dell’arazzo ne impongono il restauro, che, sebbene non potrà ovviare ai numerosi danni permanenti, consentirà di conservare un’opera la cui importanza storica è evidente e il cui grande pregio originario è ben leggibile dalle parti sopravvissute integre.

Gli arazzi del museo svizzero Alexis Forel a Morges
Patricia Lurati (pag. 14)

Nel Museo Forel a Morges, fondato nel 1918, sono conservati cinque arazzi collezionati dai Signori Forel, restaurati dalla stessa Signora Forel, esperta ricamatrice. Databili nel XVI, XVII e XVIII secolo, sono da attribuire a manifatture fiamminghe e francesi. Raffigurano un soggetto allegorico, in cui un fragile cervo è metafora del genere umano, una Verdura con foglie giganti e animali, una scena pastorale, tratta dal romanzo Astrée scritto da Honoré d’Urfé nel XVII secolo, un paesaggio con uccelli e una scena campestre.

Tapestry in the Renaissance: Art and Magnificence Una mostra al Metropolitan Museum of Art di New York (12 marzo- 19 giugno 2002)
Thomas P. Campbell (pag. 18)

La prima grande mostra di arazzi negli Stati Uniti dopo 25 anni e anche la prima estesa rassegna della produzione tra il 1460 e il 1560 comprenderà i grandi cicli di arazzi del tardo XV secolo e della metà del XVI, glorie non celebrate dell’arte rinascimentale. Considerati la forma d’arte dei Re, questi affreschi tessuti ebbero un ruolo di primo piano nell’ostentata “Magnificenza” di ogni potente sovrano e di corti e chiese che spendevano ingenti somme in costosi tessuti in fili di seta e d’oro, da disegni di artisti celebri come Raffaello, Giulio Romano e Bronzino. Nella mostra saranno esposti 45 tra i più importanti arazzi del periodo (quasi tutti da collezioni reali o papali) e 20 tra disegni preparatori e frammenti di cartoni provenienti da più di 30 collezioni europeee e americane. L’obbiettivo è di esplorare i cambiamenti stilistici e tecnici della produzione di arazzi nei Paesi Bassi, Francia e Italia dal 1460 al 1560 e sottolineare il rilevante ruolo giocato da queste opere nell’arte, nella liturgia e quale mezzo di diffusione e promozione di contenuti politici e culturali.

Tapestries in the Amsterdam Rijksmuseum
Ebeltje Hartkamp-Jonxis (pag. 20)

La maggior parte dei visitatori associa il Rijksmuseum alla pittura olandese del XVII secolo, quando in realtà metà dello spazio espositivo è dedicato alle arti decorative, dove possiamo ammirare anche 42 arazzi. Il catalogo della collezione, realizzato da Ebeltje Hartkamp-Jonxis e Hillie Smit, comprende le schede relative a 120 arazzi e a 60 oggetti tessuti con questa stessa tecnica, oltre ad alcuni saggi. Farà parte di un’opera in tre volumi sul patrimonio di arazzi nelle collezioni pubbliche olandesi, di cui costituisce il secondo volume. Il primo, che era stato realizzato da Elisabet Kalf, riguardava le province di Zeeland, Noord-Brabant e Limburg. Si concluderà con il terzo volume, sulle nove province restanti, a cura di Hillie Smit. La collezione d’arazzi del Rijksmuseum si è costituita nel XIX e XX secolo. Tra le acquisizioni più importanti vi sono gli arazzi e le altre opere trasferite nel 1960 al museo dalla collezione privata del banchiere tedesco-olandese Fritz Mannheimer ed i tessuti acquistati per le nuove gallerie dedicate alle arti decorative, inaugurate nel 1962.

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