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In Filoforme - Abstract ITA

FILO FORME anno 1 n. 0

 

Il corredo funebre del Patriarca Beato Bertrando di Saint Geniés
Maria Beatrice Bertone

Il corredo funebre del Patriarca Beato Bertrando di Saint Geniés (1265-1350) nel Museo del Duomo di Udine comprende una dalmatica, una pianeta, una mitra, un camice, un manipolo, un velo da calice, un “amitto”, un vessillo, un cuscino, un lenzuolo, restaurati nel 1998. Sono costituiti da manufatti databili ai secoli XIII, XIV e XV di produzione prevalentemente italiana, e documentano significativamente sia l’ambito del ricamo che della tessitura. I confezionamenti e le fogge sono quasi tutti quelli originari, testimoniando così anche le diverse tipologie dell’abbigliamento sacro del tempo.

Una soprapporta tessuta a Firenze con le armi del Duca d’Alba de Tormes, Antonio Álvarez de Toledo Beaumont, e della moglie Mencía de Mendoza
Lucia Meoni

La soprapporta può essere attribuita alle arazzerie fiorentine tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, come rivelano i numerosi riferimenti al linguaggio figurativo di Alessandro Allori e della sua scuola. Questo pittore produsse i cartoni per la manifattura medicea per un trentennio, fino alla sua morte avvenuta nel 1607. Alcune innovazioni stilistiche, introdotte da questo artista nell’ultimo decennio della sua vita, datano questo arazzo al periodo tardo, certamente dopo il 1599 quando Antonio Álvarez de Toledo divenne cavaliere dell’Ordine del Toson d’Oro. Secondo i più recenti studi, la soprapporta potrebbe essere il primo arazzo araldico dove il paesaggio ha un ruolo primario nella composizione, probabilmente rappresentante la tenuta di famiglia. Una simile composizione si può ritrovare nella Portiera con lo stemma Barberini e la veduta di Palestrina, tessuta nel 1630 dalla arazzeria romana, recentemente creata dal Cardinal Francesco, e nella Portiera rappresentante lo stemma Medici e un giardino con la Villa di Pratolino, che può essere datata tra il 1633 e il 1637, tessuta dalla manifattura fiorentina.

Moda a corte. La collezione di costumi del Museo Naopleonico di Roma
Isabella Campagnol

La collezione di costumi del Museo Napoleonico di Roma offre un efficace esempio del valore storico documentario del patrimonio tessile. La codificazione di un modello definito di habit de Cour per ogni categoria di cortigiani, oltre che per lo stesso imperatore e la sua famiglia, illustra con chiarezza le strategie napoleoniche per l’affermazione della nuova monarchia del gotha delle corone europee: la ricchezza dei costumi e l’elaborato cerimoniale dovevano contribuire sia al recupero delle industrie di lusso disastrate dalla Rivoluzione che “convincere” gli altri regnanti della solidità e potenza della corte francese. La “moda napoleonica” o “Impero” imperniata sullo stile militaresco degli abiti di corte maschili, scintillanti di decorazioni e di ricami in filati preziosi e sull’essenziale eleganza delle candide vesti femminili caratteristicamente segnate dall’alto punto vita, marcherà la moda del primo quarto del XIX secolo in maniera indelebile, creando uno stile i cui esiti sono ancora attuali. Un universo quello del tappeto estremamente vario e pieno di contraddizioni, ma ricco di innumerevoli spunti. Si tratta di una realtà poco conosciuta nella quale oggi sono presenti cospicui interessi commerciali e anche le pubblicazioni spesso risentono di un approccio troppo mercantile. Dei tanti temi legati ai tappeti in questa rivista si cercherà di parlare con chiarezza, avvicinandosi con umiltà a un settore straordinario, senza mai dimenticare la complessità culturale e artistica dei mondi orientali.

“Storie della Vergine e dell’infanzia di Cristo”. Nove arazzi della Basilica di Santa Maria Maggiore in Bergamo
Annamaria Morassutti

La serie di arazzi esposta nella Basilica è oggetto di restauro dal 1997. La tessitura di questi arazzi assume caratteristiche specifiche dovute all’uniformità materica dei filati utilizzati (lana per ordito e trama) e all’esigenza di riempire le grandi superfici degli arazzi. I fattori di degrado più evidenti e comuni a tutta la serie sono l’evidente deposito superficiale di sporco e l’accentuato degrado dei filati di lana di colore marrone delle bordure e delle cimose. Il primo dovuto alla prolungata esposizione in una città con alto tasso di inquinamento, il secondo ai processi originali che utilizzavano solfato di ferro come trattamento dei filati a fine tintura. La metodologia di restauro seguita permette di consolidare direttamente la tessiture delle opere, eliminando ed evitando di applicare agli arazzi qualsiasi tipo di sostegno posteriore od effettuare cuciture di rinforzo aggiuntive che non fossero già previste al momento della loro creazione.

Universo tappeto
Giovanni Curatola

Un universo quello del tappeto estremamente vario e pieno di contraddizioni, ma ricco di innumerevoli spunti. Si tratta di una realtà poco conosciuta nella quale oggi sono presenti cospicui interessi commerciali e anche le pubblicazioni spesso risentono di un approccio troppo mercantile. Dei tanti temi legati ai tappeti in questa rivista si cercherà di parlare con chiarezza, avvicinandosi con umiltà a un settore straordinario, senza mai dimenticare la complessità culturale e artistica dei mondi orientali.

Fabbrica di Andrea e Lorenzo Foramitti in Cividale. Un campionario inedito di epoca napoleonica
Gina Morandini

Nel 1807 il governo napoleonico diede inizio ad una raccolta di dati riguardanti varie attività, con l’intenzione di capire le caratteristiche e il volume di produzione dei suoi nuovi territori. Il rapporto, inviato dal governo ai Prefetti dei Dipartimenti nell’estate di quell’anno, riguardò anche le attività industriali, manifatturiere e commerciali. In esso vi erano undici domande raggruppate sotto la dicitura “Arti, mestieri e commercio”, e le risposte datevi ci consentono di avere un quadro della produzione tessile nell’area friulana. Un campionario di grande interesse documentario, appartenente alla manifattura di Andrea e Lorenzo Foramitti, venne rinvenuto allegato al questionario. Il campionario conferma le scoperte del rapporto, e i suoi 318 campioni, in perfette condizioni, danno un ottimo esempio sia delle tecniche che dei materiali grezzi.

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