"Venezia è sempre di moda. Fashion in laguna dal 1920 al 1970"
"number 18 ABSTRACT"
FILO FORME anno 11 n. 18
Il Merletto ad ago veneziano
Lucia Costantini (pag. 3)
Il merletto ad ago nasce a Venezia sul finire del XV secolo dalle mani delle nobildonne veneziane acculturate dall’ambiente raffinato in cui vivevano. Il merletto ad ago è l’aristocratico erede del ricamo, dal quale attinge i punti antichi per “creare” sempre nuovi stupefacenti preziosi esemplari, dal quale si distingue in quanto non usa tessuto di base, ma si “costruisce” punto su punto. Migliaia sono state le donne in Venezia e nelle isole impegnate nella creazione di autentici capolavori che ancor oggi possiamo ammirare visitando il Museo del Merletto di Burano. L’Ottocento vede una crisi a causa della produzione meccanica, anche se si continuano a produrre i corredi per la borghesia e paramenti sacri per le liturgie. Nel 1872 nasce per volontà della Contessa Andriana Marcello la “Scuola Merletti di Burano”, con il Patrocinio della Regina Margherita di Savoia. L’inizio fu difficile ma presto il merletto ritornò agli antichi splendori e per un secolo la Scuola ottenne successi a tutte manifestazioni cui partecipò donando fama all’isola.
Oggi il merletto ad ago, per superare la crisi che vede sempre meno donne impegnate in questa difficilissima arte, ha bisogno di idee innovative tali da garantire una produzione al passo con l’evoluzione nella moda e nell’Arte, accantonando la riproduzione dei motivi decorativi tramandati da secoli e che oggi sono riprodotti meccanicamente con costi di gran lunga inferiori.
Variazioni, mode e folclore nell’ampezzano tra le due guerre
Priscilla Manfren (pag. 10)
Nelle manifestazioni propagandistiche utilizzate dal fascismo va notato l’interesse dimostrato dal regime per l’ambito degli studi sulle tradizioni popolari e per i costumi locali, elogiati come chiara manifestazione della “spontanea genialità artistica” del popolo italiano. Interessante è notare come la pretesa e presunta singolarità e originalità dei costumi popolari italiani, così come un certo rifiuto delle mode e dei gusti contemporanei non prettamente nazionali, subisca una repentina inversione di tendenza a partire dal 1936, anno in cui l’Italia fascista, chiusasi in una convinta svolta autarchica, ottiene la solidarietà della Germania. Testimonianze di tali cambiamenti vengono offerte dagli articoli della rivista “Cortina”, nata nel dicembre 1933 come portavoce degli eventi mondani della popolare località della valle d’Ampezzo, che proprio durante il fascismo subisce la sua definitiva trasformazione in rinomato luogo di villeggiatura. “Cortina” manifesta nelle proprie pagine quel “folclore artificiale”, voluto e attentamente creato dal regime in tutta la penisola. Alle signore dell’alta società provenienti dalle grandi città e in villeggiatura a Cortina la rivista dedicava alcune pagine di moda, nelle quali si consigliava l’abbigliamento più adatto per ogni momento del tempo libero e si informavano le lettrici sulle ultime novità.