Blu paonazzo. Furti, amori e crimini sotto le cupole del Santo al tempo di Donatello a Padova
€ 15,00
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Da sapere |
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Donatello arrivò a Padova, da Firenze, alla fine del 1443. Il doge di Venezia Francesco Foscari, il signore di Firenze Cosimo de’ Medici, la famiglia di Erasmo da Narni, avevano richiesto il suo intervento per eseguire una tomba nella basilica di Sant’Antonio di Padova, destinata ad accogliere il corpo di Erasmo, capitano generale delle armate veneziane.
Nella città, sottomessa a Venezia da circa quarant’anni, lo scontento della nobiltà contro la dominatrice lagunare serpeggiava e nella basilica di Sant’Antonio, divenuta luogo di frequentazione abituale per Donatello, un furto sacrilego scosse l’animo della comunità dei frati e dei padovani tutti, legatissimi a quella chiesa.
Chiacchiere, sospetti, altri furti sacrileghi contribuirono a creare un clima di sospetti e ricatti, che coinvolsero anche Donatello. Solo nel 1453 la trama contorta trovò soluzione, ma a pagare un prezzo pesante non furono solo i colpevoli.
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Giovanna Baldissin Molli, docente di Storia delle arti applicate e dell’oreficeria nel Dipartimento dei Beni Culturali: Archeologia, Storia dell’Arte, del
Cinema e della Musica. Ha come ambito di ricerca principale la storia dell’oreficeria veneta, tra la fine del Medioevo e il Rinascimento, sia di ambito liturgico che di area profana.
Si è occupata di beni di lusso e del dialogo che le forme degli strumentari diversi – ma sempre di qualità formale elevata – hanno intessuto con la pittura e la scultura coeve. Si occupa altresì di pittura veneta del Rinascimento, in modo particolare di area veronese; ha indagato aspetti diversi delle opere d’arte della basilica del Santo, dedicando un volume (2011) al monumento equestre di Erasmo da Narni, detto Gattamelata, opera di Donatello, sul sagrato del santuario antoniano. Dal novembre 2016 fa parte del Collegio di Presidenza della Veneranda Arca di S. Antonio.