Il vetro nel mosaico. Dall’Epoca Romana al Rinascimento
€ 40,00
Autore | |
---|---|
Collana | |
Lingua | |
Formato di stampa | |
Numero pagine | |
ISBN | |
Anno | 2020 |
€ 40,00
Autore | |
---|---|
Collana | |
Lingua | |
Formato di stampa | |
Numero pagine | |
ISBN | |
Anno | 2020 |
Dalle origini, circa nell’VIII secolo a.C., e fino all’epoca romana il mosaico era un ornamento pavimentale che imitava dipinti e quindi considerato una tecnica al servizio di un’arte riconosciuta come superiore. Si usavano tessere lapidee o di materiale ceramico e raramente vetrose. L’avvento dei mosaici parietali e l’evoluzione verso un’arte musiva indipendente hanno avuto motivazioni sia di ordine estetico-filosofico che funzionale.
Questa tecnica era particolarmente efficace per la rappresentazione di immagini sacre e per diffondere anche visivamente il messaggio evangelico e si è affermata in epoca cristiana e soprattutto bizantina; d’altra parte, è stata promossa anche dalla maggiore disponibilità di materiali e in particolare del vetro, prodotto in una varietà illimitata di colori e sfumature.
Partendo da cenni sulla produzione generale di vetro dall’Epoca Romana al Medioevo e Rinascimento, viene percorsa l’evoluzione delle tipologie di vetro per mosaico attraverso studi condotti dagli autori di questo testo e di altri studiosi. Fondamentali sono le caratteristiche chimiche di questi materiali per classificarli e cercare di risalire alla loro tecnologia di produzione.
I dati chimici raccolti sono stati ottenuti in un ampio periodo di tempo e con varie tecniche analitiche e spesso sono “parziali”, riguardando solo costituenti principali ed elementi coloranti e opacizzanti, trascurando elementi minori o in tracce importanti per una completa caratterizzazione delle tessere studiate. Tuttavia, ciò non ha impedito di tracciare una “storia” di questa particolare produzione.
Riguardo alla elaborazione dei dati chimici per definire tipologie ed effettuare confronti si è ritenuto sufficiente ricorrere a “semplici” diagrammi binari e ternari, data la varietà dei metodi di analisi impiegati e del numero di campioni a volte non adeguato a trattamenti statistici più complessi dei risultati analitici.
Autore | |
---|---|
Collana | |
Lingua | |
Formato di stampa | |
Numero pagine | |
ISBN | |
Anno | 2020 |
Cesare Fiori,laureato in Scienze Geologiche all’Università di Bologna. Ricercatore del CNR di Faenza dal 1975 al 2000. Professore associato dell’Università di Bologna, fino al 2015, ha tenuto insegnamenti nel settore della Chimica del Restauro dei Beni Culturali, tra cui «Tecniche per la conservazione dei mosaici» (lezioni tenute anche all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze), e gli insegnamenti di «Archeometria» e «Diagnosi e restauro di manufatti archeologici» alla Scuola di Specializzazione in Archeologia della stessa Università. Ha svolto una lunga attività di ricerca, nell’arco di oltre quarant’anni, dedicata prevalentemente ai materiali ceramici e musivi. È autore-coautore di 230 articoli tecnico-scientifici e autore-curatore di numerose monografie e di atti di convegni sullo studio e la conservazione di materiali inorganici naturali e artificiali costituenti le opere d’arte e i manufatti archeologici, in particolare riguardanti i mosaici antichi.
Michele Macchiarola , laureato in Scienze Geologiche presso l’Università di Bologna, dal 2001 è ricercatore preso l’Istituto di Scienza e Tecnologia dei Materiali Ceramici del CNR di Faenza. I suoi principali interessi sono la caratterizzazione, mediante diverse tecniche analitiche, di materiali musivi antichi, malte e lapidei provenienti da siti archeologici e monumenti per scopi archeometrici e diagnostici a supporto di interventi di restauro e conservazione; oltre che lo sviluppo di malte da restauro con caratteristiche composizionali e prestazionali specifiche per la funzione richiesta. Presta grande attenzione al trasferimento tecnologico e alla formazione sia accademica che professionale nel campo della scienza e tecnologia dei Beni Culturali. Forte è il suo impegno per la standardizzazione a livello nazionale (UNI-CT 033 / SC 01 “Beni Culturali”) ed europeo (CEN/TC 346) in diversi gruppi di lavoro.