Giandomenico Tiepolo a Mirano

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Un pittore che torna a Venezia dopo aver conosciuto i fasti della corte di Carlo II e l’euforia di una gloria che pareva non dover mai tramontare.

Affreschi un po’ di maniera, in piccole località di campagna, per rispondere a committenti che sognavano di veder rifiorire nelle loro chiese l’antica magniloquenza della scuola dei Tiepolo, nel ricordo del mitico Giambattista, celebrato in tutta Europa. La scelta di rifugiarsi in quella piccola Villa di Zianigo circondata dai campi, acquistata dal padre di ritorno da Würzburg, pitturando per sé, senza dovere rispondere ad alcun committente, riversando il rinnovato vigore e la nuova creatività in opere di incredibile bellezza.

Un mondo che cambia, speranze e ideali che crollano, voci di incursioni e crudeltà, venti di guerra che soffiano sempre più insistenti e vicini. La fine ingloriosa della Repubblica Serenissima.

E i Pulcinella. Mille Pulcinella ambigui ed inquietanti nel loro appartenere ad un altro mondo, nel loro venire da lontano, oltre i confini del tempo e dello spazio, che sbucano dalle pareti della villa e dalle 104 tavole del “Divertimento per li regazzi”, entrando nel paesaggio veneto, reclamando l’attenzione per un mondo che cambia, per i bisogni di una umanità che preme per venire alla ribalta con i suoi istinti, i suoi bisogni corporali, la sua violenza e la sua tenerezza, la sua fame di cibo e di giustizia.

Questa è la storia di Giandomenico e, al tempo stesso, della Mirano di fine ‘700.

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Gianna Marcato vive a Mirano. Studiosa senior dell’Università di Padova, in molti anni di attività didattica e di ricerca ha approfondito il tema della comunicazione verbale e del rapporto tra lingua e cultura. Mostrando il peso della parola nel modellamento sociale, ha ripercorso la storia linguistica di Mirano, facendola emergere dall’analisi di antichi documenti d’archivio e di testimonianze orali raccolte dalla voce dei protagonisti del ‘900.
Traduce ora in testo linguistico, per stimolarne la lettura, i segni pittorici con cui, sullo scenario di una Mirano di fine ‘700, Giandomenico Tiepolo, empaticamente immerso in quella campagna da cui ha attinto nuova creatività, ha raccontato la fine di un’epoca, il crollo di una nobiltà travolta dagli eventi, il rivoluzionario affiorare di nuovi protagonisti della quotidianità.